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Kant e la critica del giudizio

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 Questo problema viene affrontato nella critica, in cui Kant analizza il sentimento, che egli considera intermedio tra l’intelletto e la ragione e che identifica con la facoltà del giudizio: e attraverso esso che l’uomo coglie la bellezza delle cose che fai esperienza della finalità insita nel reale. Commenta azione di canto inizia con l’importante distinzione tra giudizi dell’intelletto e quelli del sentimento: i primi sono giudizi determinanti, in quanto, unificando il molteplice attraverso le categorie dell’intelletto, determinano l’oggetto fenomenico; I secondi sono giudizi riflettenti, che cioè si limitano a riflettere sull’oggetto già costituito. I giudizi riflettenti a loro volta possono essere di due tipi: da un lato ci sono i giudizi estetici, che identificano il bello con ciò che piace universalmente; dall’altro i giudizi te le ho logici, che riflettendo sulla natura, colgono un ordine finalistico rispondente agli interessi di noi uomini.  La prima parte della crit...

Kant e la critica della ragion pratica

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Secondo il filosofo, che affronta il problema nella “critica della ragion pratica”, il criterio dell’azione risiede nell’uomo e, in particolare, in una legge morale iscritta nel suo animo quale fatto della ragione incondizionato è universale, che s’impone come un dovere. Distinguendo tra imperativi ipotetici e imperativi categorici, Kant sostiene che la morale che si fonda solo e unicamente su questi ultimi. L’etica kantiana, pertanto, si configura come un’etica formale, in quanto non prescrive comportamenti particolari, bensì solo la forma delle azioni morali che per essere tali devono corrispondere al principio di universalizzazione, secondo il quale un’azione si può definire morale se possiamo volere che essa divenga una norma del comportamento di tutti gli uomini. Kant e poi ampia tale principio attraverso le celebri formulazioni dell’imperativo categorico: Nel primo dice di agire soltanto secondo quella massima che al tempo stesso puoi volere che divenga una legge universale, n...

Kant e la critica della ragion pura

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Secondo Kant l'uomo può conoscere in modo obbiettivo soltanto ciò che concerne l'esperienza fenomenica, cioè tutto quello che rientra nella sfera della sensibilità, i cui materiali sono organizzati dal sostegno attraverso specifici strumenti intellettivi. L'INDAGINE SULLA RAGIONE  Si tratta di una questione che il filosofo affronta nella prima delle sue Critiche, in cui indaga a fondo il rapporto tra la coscienza sensibile e quella razionale. Il punto di partenza della sua indagine è la domanda intorno alla possibilità della metafisica come scienza. a questo scopo, il filosofo istituisce un processo alla ragione, davanti al tribunale della ragione stessa, per vagliare le fonti da cui possiamo validamente attingere le nostre conoscenze e stabilirne a tempo stesso i limiti. Kant osserva che la scienza produce conoscenze affidabili in quanto si basa su giudizi sintetici a priori. questo implica che nell'atto conoscitivo intervengano due aspetti: un contenuto empiri...

Hume e gli esiti scettici dell'empirismo

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Lo scozzese David Hume, muovendo dalla prospettiva empirista, afferma che tutta la nostra conoscenza si basa su impressioni, che il nostro intelletto unisce in configurazioni più ampie e complesse in virtù della memoria e dell'immaginazione. Quest'ultima non è totalmente libera, in quanto procede secondo il principio di associazione che agisce sulla base di tre criteri: somiglianza, contiguità e causalità. La nostra mente è portata da questa "dolce forza" ad associare le idee che si presentano simili, contigue o legate ad un nesso causa-effetto. Le idee che ne derivano sono idee complesse e in esse consiste tutto il nostro sapere. Quanto al grado di certezza di un sapere cosi costruito, Hume ritiene che, mentre nel caso dell'algebra e della matematica si raggiungono verità assolute certe, per quanto riguarda le conoscenze empiriche dobbiamo ritenerle soltanto probabili. A partire da tali argomentazioni Hume procede a criticare il concetto di causa. Seco...

Locke e la concezione dello Stato

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Locke afferma che allo stato di natura gli uomini godono dei diritti naturali alla vita, alla libertà e alla proprietà. Tuttavia manca la garanzia della legalità, pertanto gli uomini devono stipulare un contratto sociale che implica: un patto di unione, con il quale gli individui si uniscono in una società civile un patto di sottomissione, i cittadini si sottomettono a un'autorità che ha il compito di tutelare i diritti naturali. Per Locke, lo Stato è fondato sul consenso dei cittadini e non governa in modo non arbitrario. Questo prevede la separazione dei poteri, legislativo ed esecutivo, che ha lo scopo di evitare il dispotismo. Locke distingue due ambiti molto diversi tra di loro: l'ambito politico, che è finalizzato a fare le leggi e a farle rispettare. In esso vale il principio della tolleranza religiosa fondato sul fatto che nessuna religione è superiore e che la fede non può essere imposta con forza. l'ambito religioso, che invece è fi...

John Locke e le facoltà conoscitive

Locke afferma che le idee non sono innate ma derivano dall'esperienza, in particolare dall'esperienza esterna, provengono le idee di sensazione, dall'esperienza interna provengono invece le idee di riflessione. Infatti la mente umana è priva di contenuti e acquisisce gradualmente le conoscenze con il progredire delle esperienze. John Locke distingue inoltre idee semplici dalle idee complesse. le prime derivano dalle esperienze elementari e sono dotate di certezza, le seconde provengono dall'elaborazione delle idee semplici e si distinguono in: idee di modi, che non sussistono di per sé, ma sempre in relazione a una sostanza; idee di sostanze, le quali sono riferite a qualcosa di esistente in sé che funge da sostrato; idee di relazioni, che derivano dal rapporto istituito tra idee semplici. Locke afferma infine che la conoscenza è circoscritta alle certezze sensibili, ed è quindi sufficiente ad orientarsi nel mondo, ma non assoluta. le uniche ...

Spinoza

Il pensiero filosofico Tra Cartesio e Spinoza si possono trovare molte affinità ma anche molte divergenze.   Entrambi  assumono un modello di rigore scientifico: il  metodo matematico e geometrico . Cartesio  sostiene il dualismo tra pensiero ed estensione,  res cogitans e res extensa ; ammette una sostanza infinita, autosufficiente e autonoma, ovvero  Dio Spinoza  afferma l'unicità della sostanza divina, di cui  pensiero ed estensione sono due attributi , inoltre ammette che un'unica sostanza increata, eterna e infinita è Dio, essa   coincide con l'ordine geometrico, necessario e razionale dell'universo .  La metafisica e la teoria della conoscenza Per Spinoza la  sostanza  sul piano ontologico è ciò che è in sé, per esistere non ha bisogno di altro, sul piano gnoseologico è ciò che si concepisce per sé, il suo concetto non ha bisogno di altri concetti per essere intenso....