Kant e la critica del giudizio

 Questo problema viene affrontato nella critica, in cui Kant analizza il sentimento, che egli considera intermedio tra l’intelletto e la ragione e che identifica con la facoltà del giudizio: e attraverso esso che l’uomo coglie la bellezza delle cose che fai esperienza della finalità insita nel reale. Commenta azione di canto inizia con l’importante distinzione tra giudizi dell’intelletto e quelli del sentimento: i primi sono giudizi determinanti, in quanto, unificando il molteplice attraverso le categorie dell’intelletto, determinano l’oggetto fenomenico; I secondi sono giudizi riflettenti, che cioè si limitano a riflettere sull’oggetto già costituito. I giudizi riflettenti a loro volta possono essere di due tipi: da un lato ci sono i giudizi estetici, che identificano il bello con ciò che piace universalmente; dall’altro i giudizi te le ho logici, che riflettendo sulla natura, colgono un ordine finalistico rispondente agli interessi di noi uomini.

 La prima parte della critica del giudizio è dedicata all’analisi del giudizio estetico, e si sofferma sui concetti di bello e di sublime. Il giudizio estetico è puramente complessivo e disinteressato: non riguarda l’oggetto in sé, bensì la sua rappresentazione e il piacere che suscita. Il giudizio di giusto, inoltre, esige l’universalità, ma si tratta di un’universalità che non deriva dai concetti. La pretesa di universalità dei giudizi di questo risiede nella comune struttura mentale degli uomini, cioè nelle condizioni a priori di tali giudizi: in tutti soggetti, infatti esiste un senso comune che permette di cogliere l’accordo sussistente tra l’immagine della cosa e le nostre esigenze di unità e finalità. In tale accordo è armonia consiste la bellezza, che dunque non appartiene alla cosa ma il soggetto.

A differenza del bello, che riguarda la forma dell’oggetto e quindi la sua limitatezza, il sublime si trova in qualcosa di indefinito e privo di forma ed esprime il senso di ammirazione che proviene di fronte alla straordinaria grandezza o potenza della natura. Esso suscita sentimenti ambivalenti: da un lato la percezione della finitezza e dell’impotenza dell’uomo, in grado di elevarsi al di sopra del sensibile.  Attraverso l’esperienza del sublime Les Les essere umano riconosce un’infinità più profonda che ha dentro di sé ed è caratterizzato dalla presenza della ragione e della legge morale. Ultima riflessione della critica del giudizio è dedicata a giudizio teleologica, il quale coglie anche nella natura la presenza di scopi finalità.

Ma si tratta solo di un’esigenza propria dell’uomo, che lo porta a ricercare le cause finali dei fenomeni naturali e che sfocia in un ingente stabile visione teologica. Non mi immagino infatti un creatore che orienta gli organismi viventi verso il proprio bene. La teleologie rimane, però, un’esigenza e non rappresenta una conoscenza oggettiva: Essa infatti, è il frutto di un giudizio riflettente, che, a differenza dei giudizi determinati, possiede un valore unicamente regolativo.

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