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Visualizzazione dei post da febbraio, 2019

La teoria dello stato di natura

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Secondo Hobbes lo stato di natura è caratterizzato da illimitata libertà individuale che comporta una situazione di ostilità generale con il rischio della distruzione reciproca. Gli uomini devono rinunciare al diritto naturale seguendo le tre massime della ragione: cercare un compromesso per ottenere la pace  limitare i propri diritti in relazione a quelli degli altri rispettare i patti Dalla rinuncia razionale al diritto naturale deriva la società civile che è fondata sul patto di unione che implica la convergenza di molte volontà verso un solo scopo, e il patto di sottomissione che implica l'alienazione dei diritti e del potere a un sovrano. Dai due patti ha origine lo Stato o Leviatano, il quale ha un potere assoluto, infatti non ha mai un termine, costringe all'obbedienza delle leggi, ha pieno controllo delle azioni e delle opzioni, coincide con la legge e stabilisce i criteri del giusto e dell'ingiusto, ingloba il potere religioso.ha pero anche alcuni limiti

La prospettiva materialistica: Hobbes

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Secondo Hobbes ogni conoscenza deriva dai sensi e si sviluppa attraverso tre livelli: sensazione → movimento sollecitato dagli oggetti sensibili negli organi di senso che          reagiscono formano formano un'immagine immaginazione → collega le immagini sensibili trattenute dalla memoria intelletto → collega nomi attribuiti convenzionalmente dal linguaggio alle immagini delle cose infatti il linguaggio ha due funzioni principali:  serve alla memorizzazione serve alla comunicazione  Inoltre consente la generalizzazione necessaria alla costruzione dell'edificio della scienza. Per Hobbes la materia corporea è l'unica realtà e il movimento è l'unico principio di spiegazione dei fenomeni, pertanto esiste un rigido determinismo anche in ambito etico; bene e male coincidono con ciò che favorisce l'autoconservazione o che la ostacolare la libertà è soltanto «libertà di fare ciò che la volontà ha deciso».

Il dualismo cartesiano

Secondo Cartesio la res extensa, cioè la materia, e la res cogitans, cioè il pensiero, sono distinte e indispensabili; l'anima può continuare a esistere anche se il corpo muore, tuttavia anima e corpo interagiscono grazie alla ghiandola pineale, la quale consente di unificare le sensazioni e di creare una connessione tra spirito e materia. Per Cartesio nell'uomo si possono distinguere le azioni, che dipendono dalla volontà e sono frutto dell'agire libero, dalle passioni, che sono affermazioni involontarie causate dalle forze meccaniche del corpo. L'uomo deve imparare a dominare le passioni che lo rendono schiavo, in questo modo si svincola dalla soggezione al corpo e afferma il proprio libero arbitrio. In ciò consiste la saggezza. 

La materia e il mondo fisico

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Secondo la fisica cartesiana il mondo è una grande sostanza estesa (res extensa) la quale è uniforme e continua ed anche senza limiti o indefinita. In essa non ci sono incremento e decremento di materia, ma soltanto variazione di forma. Sempre secondo la fisica cartesiana tutto l'universo è regolato da due principi: la materia inerte e la quantità costante di moto. quest'ultimo è soggetto alle tre leggi del movimento: inerzia, moto rettilineo e conservazione della quantità di moto. Infine precisa che la natura è come una macchina, o meccanismo, la quale segue unicamente le leggi dell'estensione e del movimento, quindi va studiata nelle sue caratteristiche oggettive.

Dal dubbio metodico all'intuizione del cogito

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Cartesio ritiene che occorra individuare un metodo rigoroso di conoscenza, il quale deve prendere a modello il rigore e la chiarezza del metodo matematico. Pertanto, elabora le quattro regole del metodo che sono: l'evidenza→ solo le idee chiare e distinte sono da considerare vere l'analisi→ occorre scomporre i problemi delle loro parti elementari la sintesi→ bisogna passare gradualmente dalle conoscenze semplici a quelle complesse l'enumerazione→ è necessaria una revisione generale di tutte le fasi precedenti del processo cognitivo Cartesio ricerca un fondamento certo del sapere attraverso il dubbio metodico la cui estensione è il dubbio universale, in base al quale si giunge a dubitare di ogni cosa. Cartesio sostiene che l'unica certezza è rappresentata dal cogito, cioè l'intuizione immediata del proprio esistere come soggetto pensante →  cogito, ergo sum.